
9 Maggio 2024
ATELIER D’ARTISTE
Via Gioberti 1, Milano
“Il mio essere artista consiste in comporre musica, scrivere e ovviamente fare pittura, scultura, creare oggetti”
Francesco João
UNLØCK cambia veste e location, sceglie per il suo evento lo spazio-atelier di un artista ultra-contemporary, Francesco João, classe 1987.
Una white box nel cuore della città tra Via Vincenzo Monti e Corso Magenta, a pochi passi da Santa Maria delle Grazie. Lo studio è totalmente inaspettato, lo si scopre varcando il portone di Casa Donzelli, palazzo costruito nel primissimo ‘900 su progetto di Ulisse Stacchini, più tardi progettista della Stazione Centrale di Milano. Uno stile Liberty influenzato dalla Secessione Viennese contrapposto al Liberty più floreale di Giuseppe Sommaruga, architetto e decoratore.
Chi è Francesco João?
Qual è il rapporto con lo studio?
Francesco non ha un rapporto stretto con il concetto di artista che nel suo atelier ci vive e ci lavora, in realtà ci passa relativamente poco tempo. A Lui piace pensare all’artista in maniera più ampia, eclettica... La parte principale del “lavoro” artistico consiste nel fare ricerca, leggere, scrivere, vedere mostre di altri artisti e così via… “Il lavoro in studio accade solo in un secondo momento. Sono tutti processi che posso fare indipendentemente da dove mi trovo. La cosa che mi serve è principalmente una buona connessione internet. Quell’idea dell’artista legato allo studio non è una cosa che mi appartiene”.
Cosa significa “fare ricerca” per Francesco João?
“Oggi quando vado a rivedere i lavori passati, riesco a vedere chiaramente la strada percorsa, il modo in cui sono partito e la ricerca che si è andata ad evolvere per sottrazione, interrogandomi su quali fossero le cose necessarie o rilevanti. Fino a dove posso arrivare prima di aver eliminato tutto? E alla fine è rimasto quasi solo il telaio. Mi sono accorto di avere la tendenza ad “oggettificare” le pitture, parlando della tela e della sua trasparenza e non di quello che c’è sopra. Non del soggetto. Il soggetto è solo il pretesto per iniziare a dipingere e per portare le pitture a essere dei veri e propri oggetti, con un approccio quasi scultoreo. Sculture di pitture ottenute combinando gli elementi che arrivano dalla pittura tradizionale: il telaio, la tela, la pittura, il pigmento e così via. Ultimamente sono andato oltre, applicando questo ragionamento agli oggetti stessi. Il mio punto di interesse è arrivato a posarsi sul punto di relazione che c’è tra la pittura, eventualmente applicata a differenti media, e l’arte”
“La pittura -arte- applicata a differenti media”...
Ultimamente ho guardato tanto i corrimani della linea rossa di Franca Helg e Franco Albini, quelli di Lina Bo Bardi della Casa de Vidro, per esempio. “Mi interessa la traiettoria del lavoro di Donald Judd. Come siano passate da essere sculture solenni, quasi sacre, a essere considerate furniture, complementi di arredo, soprattutto dopo la sua morte. L’opera scultorea di Judd è passata dall’assomigliare ad uno scaffale all’essere uno scaffale, un pezzo di design. Allo stesso tempo già Lui in casa sua aveva elementi funzionali da Lui disegnati che riprendevano esattamente le sue sculture. Mi interessa quindi andare ad analizzare questo percorso non lineare che la vita dell’opera poteva e può avere.”
UNLOCK decoding art, 09 Maggio 2024 Milano
ARTWORKS